Foot fetish

Racconti

ESSERE PRIGIONIERO

Si era appena svegliato e dopo poco aveva realizzato di trovarsi su un letto con braccia e gambe legate a croce alla spalliera e ai piedi del talamo e la bocca imbavagliata da una pallina di plastica che gli impediva di emettere qualsiasi suono. Ma dov'era? e perchè quei legami? Con un po' di sforzo mnemonico, combattendo la leggera emicrania che si era impossessata della sua testa incominciò a ricordare della sera prima; di quella ragazza che sembrava molto disinibita e che l'aveva invitato a casa sua, poi avevano bevuto qualcosa, poi... nebbia! Probabilmente aveva ingerito un sonnifero il cui effetto ora stava svanendo. In quel momento entrò Lei: un po'più alta della media, due gambe che ora terminavano con due scarpe dai tacchi a spillo, la gonna corta nera, corsetto e giacca di pelle.Lui impallidì; Lei per un po' non disse niente; camminava lentamente guardandolo con un sorriso beffardo. Poi ruppe il silenzio "Penso che tu abbia capito più o meno la situazione; io sono una mistress, mi piace prendere prigionieri gli uomini e piegarli ai miei voleri; in genere li suddivido in stalloni, leccafiga e servi per le pulizie; vedendoti nudo penso che potrai fare parte solo delle due ultime categorie" Lei si avvicinò al letto e prese a sfiorargli capezzoli e corpo con le unghie. "Vedi, mi sarebbe facile ora fare di te uno schiavo, torturandoti, obbligandoti a firmare carte per te compromettenti e avendoti nelle mie mani per il resto della tua vita". Gli accarezzò le palle in modo da farlo eccitare "oppure dicendoti che se ti viene duro ti strappo i coglioni, ma io voglio che sia tu spontaneamente a decidere di consegnarti a me, a voler essere il mio slave." Lei gli tolse il bavaglio, dopodichè continuò "Vedo che ti sei eccitato senza il mio permesso, ma vedo anche che non chiami aiuto. E' così schiavo?" "Si Padrona". Il suo sguardo nascose a mala pena una maligna espressione di trionfo. "E' stato più facile del solito, si vede che eri già predisposto. Ora ti collaudo" Lui sentì la vagina sul viso "ora lecca e fammi venire se non vuoi bere la mia pioggia dorata" lui incominciò a muovere la punta della lingua sul clitoride, mentre sentiva che il so pene si stava sempre più ingrossando. La Padrona si muoveva in maniera sempre più irregolare finchè non pervenne al godimento; poi si fece pulire bene la vagina e lo sfintere dalla lingua dello schiavo, pi si allontanò dal letto rivestendosi. Prese un bocchino, ci infilò una sigaretta e la accese aspirando voluttuosamente; indi si avvicinò allo schiavo, del quale conosceva l'avversione per il fumo, e incominciò a titillargli un capezzolo con il bocchino "Vedi, farlo da questa o dalla parte della sigaretta è un attimo, solo per te sarebbe diverso" Lui guardò con terrore l'avvicinarsi della sigaretta al glande, ma Lei, dopo averci giocato minacciosamente, accarezzandogli le palle, gliela spense improvvisamente su un fianco. "Questo è solo un piccolo inizio, ora per la prima volta ti ho riservato un trattamento di favore" disse strozzandolo un po' col guinzaglio che aveva intorno al collo "Ora ti mungerò con le mie mani per farti capire che da questo momento solo da me potrai avere piacere e solo se e quando lo vorrò. Se ti ripresenterai sarà per essere la mia troietta da sodomizzare, la mia cameriera, la troia delle mie amiche, e ogni volta dovrai ringraziare di tutto questo; è chiaro?" "Si Padrona, grazie Padrona" "Bene, ora godi bastardo" Lei lo masturbò guardandolo con superiorità. Lui eiaculò ululando, come un animale, capendo che da quel momento era diventato una proprietà di altri.


Racconto di una sissy maid



Una cena servita in divisa da cameriera alla Padrona e agli ospiti. La[Image] tavola preparata, la cena pronta, l'umile accoglienza degli invitati. Stavolta, però, non è lui ad avere l'onore di servire come cameriera: a essere vestito di tutto punto con grembiulino, guanti e crestina è un altro schiavo chiamato dalla Padrona. Lui è in un angolo a quattro zampe, nudo con il collare e con la faccia verso il muro. L'imbarazzo è forte, ha il sedere esposto verso gli ospiti e non mancano commenti, risatine, apprezzamenti non proprio elogiativi verso il suo "culone". Ma subito dopo i primi commenti, i commensali si scordano di lui, chiacchierano e mangiano tranquillamente, comodamente serviti dallo schiavo/cameriera.La serata per lui è solo nelle voci della Padrona e degli ospiti, almeno fino a quando non viene chiamato per svolgere il suo compito, anzi i suoi compiti. "Leccapiedi!", "Sputacchiera!", "Cesso"", "Poggiapiedi", "Troia!".. Ordini secchi dati dalle Signore e dai Signori alla cameriera, che ogni volta viene verso di lui, attacca il guinzaglio al suo collare e lo porta a quattro zampe a svolgere il suo incarico: leccare i piedi stanchi di un ospite oppure accogliere lo sputo di un'altra invitata, far orinare un Signore nella sua bocca e poi ripulirlo (in modo da non farlo alzare da tavola) oppure stendersi sotti i piedi di una Signora in modo che li appoggi su di lui o ancora dare piacere a un altro ospite.E ogni volta, dopo il suo compito dire il suo grazie per l'onore ricevuto ("Grazie Signora", grazie Signore") e tornare al suo angolino a quattro zampe, faccia al muro e sedere esposto. E sempre con tanta gelosia verso l'altro schiavo che serve la cena vestito da cameriera, vivendo la sua fantasia preferita e riempito (a) di elogi dai commensali e dalla Padrona.[Image]I suoi compiti continuano allo stesso modo anche a fine cena, quando gli ospiti sono sul divano e prendono il caffé. Quindi, viene ignorato per un bel po' di tempo, durante il quale c'è chi chiacchiera e chi guarda la tv. Poi, all'improvviso, la Padrona lo fa prendere dalla cameriera e portare a quattro zampe davanti al divano. "Facciamo un gioco?", dice agli ospiti e contemporaneamente gli dà un calcio nel sedere. "Grazie Signora sono una culona troia" risponde subito. Poi gli dà uno scappellotto e lui subito: "Grazie Signora sono un pezzo di merda e faccio schifo anche ai maiali". Poi, si china a toccargli il pene e ottiene la prevista risposta "automatica": "Grazie Signora sono una gran puttana". Il gioco diverte gli ospiti e così comincia a prendere tanti calci nel sedere, scappellotti, buffetti sul pene e deve sempre rispondere esattamente a ogni stimolo senza sbagliare mai per non essere punito. A volte si divertono a dargli stimoli contemporanei e deve dire due frasi insieme il più velocemente possibile. Alla fine loro si sono divertiti, complimentati con la Padrona "per questo simpatico meccanismo" e lui è riportato nell'angolo. Gli ospiti se ne vanno, salutano la Padrona. La cameriera finisce di sistemare, poi va in bagno a servire la Padrona e l'accompagna in camera per aiutarla a prepararsi per la notte. La porta della camera si chiude, le luci sono spente, anche la sua notte sarà nell'angolino, nudo e col collare.

La punizione



Faccia a terra!" Al suo comando mi trovai ai suoi bellissimi piedi avvolti da stupendi sandali neri dal tacco color oro. Ero eccitato, sentivo di aver paura, sapevo di essermi comportato in maniera irrispettosa e che la punizione non sarebbe stata leggera, ma non mi interessava, volevo essere punito, da lei volevo essere educato!
"Perdonatemi mia Dea se non sono un buono schiavo" Lei parve non ascoltare le mie parole. Sapevo di averla delusa e di meritare la sua punizione e lei, con grande generosità mi stava offrendo la possibilità di migliorare e l'onore di ricevere le sue attenzione con la punizione che aveva scelto per me.
"Guardami in faccia verme!" Guardarla in volto mi diede tranquillità, i suoi stupendi occhi neri esprimevano sicurezza. Offrirmi alla sua totale volontà non mi spaventava più, lei sapeva cosa c'era da fare. In un'istante persi il completo controllo delle mie emozioni.  Ero come accecato dal suo sguardo, amaliato dalla sua voce, ipnotizzato dalla situazione.
" Adesso sarai bendato" mi parlava spiegando i suoi gesti mentre con un foulard mi bendava gli occhi. " inginocchiati" Mi inginocchiai lentamente. " Adesso ti legherò costringendoti in questa posizione"  le sue mani fecero passare una corda intorno alla mie braccia imprigionando anche le gambe sotto il ginocchio e poi le caviglie.
Al buio, la sentivo muoversi intorno a me. La potevo immaginare camminare ma non riuscivo a capire in che punto della stanza adesso si trovasse. Sentivo il suo respiro , il ticchettio dei suoi tacchi e improvvisamente uno schiocco di frusta, poi un colpo, due, tre, quattro... Non riuscivo più a contare i colpi ma non sentivo dolore, la mia mente era imprigionata a pensieri di devozione totale a lei,  meravigliosamente coinvolgenti. Sentii di nuovo le sue mani su di me, mi stavano liberando il corpo dalle corde." Adesso ti metterò a quattro zampe e ti userò come sedia" riprese a parlarmi spiegando quello che mi stava facendo. Si sedette sopra di me, poi cambiando posizione mi cavalcò." Hop, Hop, al trotto!" la sentivo ridere, con i talloni mi dava calcetti per incitarmi a camminare più velocemente e tenendomi per i capelli mi comandava la direzione da seguire. Sentivo dolore alle ginocchia, per un attimo cedetti sotto il suo peso, ma riuscii a sopportare finchè stanca di questo gioco mi ordinò di fermarmi. Si allontanò da me ridendo. Ero il suo giocattolo, mi stava umiliando e si stava divertendo usandomi, ero stanco ma felice. Non ricordo quanto tempo mi abbia lasciato così, nudo, bendato a quattro zampe. Forse erano passati una ventina di minuti quando sentii di nuovo il ticchettio dei suoi passi e il suo profumo. Era davanti a me." Sdraiati a terra!" lo feci trovandomi il suo tacco davanti alla bocca. "Lecca!" Iniziai a leccare dal basso, su e giù. Sentii il suo piede alzarsi e infilarmi il tacco in bocca e io senza attendere il comando  iniziai a succhiare. Adorare il tacco delle sue scarpe, baciarlo, leccarlo era per me un grande onore, immeritato. Avevo espiato la mia colpa con la punizione che aveva scelto per me e ora mi stava concedendo ancora le sue attenzioni, un verme come me non poteva chiedere niente di più prezioso.
" In piedi, svelto!" obbedii. Mi tolse il foulard, potei rivedere il suo bellissimo viso. Stava ridendo ."Imparerai a servirmi senza errori" Annuii:" E' un grande onore Divina servire una Signora come lei, per un verme come me, per un essere inutile come me, per uno stronzo come me!". Non mi ero mai lasciato così andare, umiliandomi così. Sentivo che mi aveva preso la mente oltre il corpo, oramai ero completamente Suo.
"Resterai un ora in ginocchio. Sai di meritartelo, vero?" Lo sapevo: "E' un onore per me Signora e so di meritarlo perchè Vi ho mancato di rispetto." Mi sorrise:"E perchè sono la tua Padrona e posso tutto su di te" fu la sua correzione alle mie parole.
Rimasi immobile, come Lei mi aveva ordinato. Eccitato come non mai, sottomesso a Lei, forte e bellissima, Padrona e educatrice. Lei, Padrona di ogni mia volontà! Lei la mia Dea!


Incontro con Mistress


Sono le 8 del mattino,e gia sono in ginocchio alla porta di casa sua Signora Padrona,pensando tra l'ecittazione ..un po di paura..
Da quando abbiamo cominciato a colloquiare, nonostante sia e mi senta assolutamente eterosessuale, ora penso e parlo di me al femminile.
Ci siamo conosciute su un forum, giusto due mesi fa. E in questo tempo siamo passate alla posta privata, alla chat con webcam e ci siamo così “viste”. Le ho raccontato tutto di me, del mio essere sottomesso, del mio feticismo, soprattutto per i collant ed i tacchi alti, della mia passione per il bondage e le costrizioni, e così via.
Anche Lei, la Signora Padrona, mi ha raccontato molto di se ed è stato bellissimo.
Pian piano ha preso il controllo psicologico e fisico di tutta me stessa ed ora sto per incontrarla di persona.
So che ha pianificato questo incontro con molta attenzione ed io sono qui ad attendere che Lei mi apra.
Non ho suonato, non dovevo, spero che Lei si ricordi che io sono qui.
All’improvviso, sono ormai le 9 e 20 sento il ticchettio dei suoi tacchi dietro la porta, poi il rumore della serratura e la porta che si apre, come “indicato”, era un chiaro ordine ma a me piace pensare così, mi metto a quattro zampe ed entro arrivando fino all’altezza dei suoi splendidi, ora posso dirlo con certezza, piedi, fasciati nel nylon e dentro un meraviglioso paio di decolté apertissime e con un tacco vertiginoso.
So cosa devo fare e lo faccio baciandole i piedi, Lei non chiude la porta, ovviamente, aumentando il mio imbarazzo. Poi fa un passo indietro, mi fermo e mi metto in ginocchio senza osare alzare lo sguardo.
Finalmente Lei chiude la porta e si allontana, come previsto la seguo a quattro zampe nel lungo corridoio.
La regola è chiara se non indosso scarpe femminili non posso alzarmi in piedi, così come se Lei tiene in mano il guinzaglio, che tra poco sarà appeso al mio collo.
Lo spettacolo della sua camminata è straordinario e l’agilità che dimostra su quei tacchi invidiabile.
Entra in una stanza, proprio in fondo al corridoio ed io anche, a mia volta.
Sempre senza dire una parola mi indica la grande scrivania antica e le varie cose che ci sono appoggiate sopra e se ne va.
Sulla scrivania sono allineati una serie di pacchetti e confezioni, alcuni evidenti, come le confezioni dei collant e delle calze o una scatola da scarpe, altre sono anonime scatole di cartone. Tutto è numerato progressivamente dall’1 in avanti, poi dietro altre confezioni con sopra delle lettere che so di non dover toccare.
So perfettamente cosa devo fare.
Mi spoglio, piego i miei vestiti maschili e li metto da parte, poi mi rimetto in ginocchio, su un tappeto pungente e aspetto, alla mia destra la scrivania con tutto pronto ciò che servirà, davanti a me un grande specchio largo e altissimo alla mia sinistra a qualche metro, la stanza è molto grande, una stupenda e, così sembra, comoda poltrona.
L’attesa, per me, prima, fastidiosa e a volta devastante, con Lei, Signora Padrona, ho imparato ad amarla.
Sono eccitatissima, e si vede, sono qui in ginocchio davanti allo specchio e cominciano a farmi male le ginocchia.
Nuovamente i suoi tacchi, abbasso automaticamente lo sguardo, rientra nella stanza e si siede in poltrona, è il segnale che devo cominciare a prepararmi.
Mi alzo, mi giro verso la scrivania.
Apro l’anonima scatola di cartone con sopra scritto il numero 1, è una cintura di castità in plastica (una CB-6000) con il suo bel lucchetto aperto, ovviamente non c’è traccia di chiavi, sarà dura da indossare stante la mia eccitazione ma la mia forza di volontà e di compliacerLa mi aiuta e con un po’ di fatica riesco nell’impresa e la blocco con il lucchetto. Quante volte abbiamo parlato della privazione del piacere “per vie ordinarie” e della castità, da quando abbiamo cominciato a “frequentarci” solo una volta mi ha concesso di masturbarmi davanti alla webcam fino all’orgasmo, giusto un mese fa, poi ancora tante masturbazioni ma nessun orgasmo. Il mio sesso ed il mio piacere sessuale Le appartengono ed io non ne posso disporre a mio piacimento. È stata dura resistere quest’ultimo mese con tutte le stimolazioni cui Lei, Signora Padrona, mi ha sottoposta ma ci sono riuscita e ne sono orgogliosa.
La scatola numero due, me l’aspettavo, anche se non proprio in questi termini, è un dildo anale gonfiabile e vibrante, piuttosto grosso, sono spaventata, nella scatola anche un pochino di lubrificante. Non senza fatica, non sono avvezza, ancora dovrei aggiungere, a queste cose ma dopo un po’ di sofferenza riesco nell’”impresa”.
E’ ora la volta dei collant, il tipo tutto nudo, color carne, ludici, stretti ma della mia taglia e con il tassello in cotone rimosso in modo che il mio piccolo clito possa restarne fuori. Sono quelli che più mi piacciono ed anche il mio piccolo clito, non ancora abituato alla sua gabbietta in plastica sembra apprezzare salvo poi procurarmi parecchio fastidio non potendosi “estendere”.
Lei, Signora Padrona, è seduta sulla sua poltrona a gambe incrociate, ed osserva, ogni tanto Le getto qualche occhiata furtiva.
È ora la volta di un corsetto – guepiere nero straordinario, con ben sei reggicalze e lavoratissimo, senza spalline, occorre parecchio tempo per allacciarlo e soprattutto stringerlo da sola.
Credo di aver finito ed averlo stretto bene, Lei si alza, io mi blocco e rimango immobile, mi gira attorno, lentamente, due volte, poi controlla, non sembra essere soddisfatta, lo slaccia e lo riallaccia, questa volta si che è stretto, non riesco quasi a respirare e mi domando come farò a piegarmi ….
Lei, Signora Padrona, è tornata a sedersi ed io riprendo la mia vestizione.

Ora vengono le calze nere velate, con la riga dietro, con il corsetto e non potendo sedermi indossarle è dura. Controllo accuratamente che la riga sia perfettamente dritta e fisso la prima calza ai reggicalze del corsetto, altrettanto faccio con l’altra. Altra occhiata nello specchio, mi piaccio proprio.
Ora le mutandine, nere tutte di pizzi e tulle, corredate da un assorbente.
Ancora una scatola, piuttosto grossa, è un collare punitivo, sale dalla spalle fin sotto al mento ed è rigidissimo, intorno al collo quattro begli anelli. Lo indosso mi sento bloccata e questo mi procura ulteriore eccitazione.
Mancano solo tre scatole la prima grande è quella del vestito da cameriera nero lucido, cortissimo e pieno di tulle e organza, lo indosso orgogliosa, anche a questo volevo arrivare per Lei Signora Padrona.
Indosso il corto grembiulino bianco.
Ora le scarpe, nere con un tacco spropositato, non sono abituata ad un tacco così alto ma sono bellissime e non voglio perdere neanche una sensazione di una così strana posizione del piede, praticamente tocca per terra solo la parte inferiore delle dita e il tallone sul tacco, la pianta è in posizione quasi verticale. Indossarle con corsetto e collare non è stato facile.
Ora l’ultima scatola, una parrucca, stupenda, come Valentina di Crepax la indosso ed ora metto anche la crestina bianca ed i lunghi guanti bianchi anch’essi lucidi.
Mi do un’ultima occhiata nello specchio, sono soddisfatta di me.
Lei si alza, rimango immobile mentre mi guardo allo specchio, mi gira intorno, alza leggermente la gonna mentre mi è dietro e lo rifà quando mi è davanti. Nello specchio riesco ad intravvedere il suo viso e il sorrisetto, malizioso che lo fa splendere.
Mi fissa il guinzaglio, di pelle nera, al gancio posteriore del collare e lo lascia cadere lungo la mia schiena.
Fa ancora un giro intorno, e quando è nuovamente dietro di me prende in mano la pompetta del dildo anale che mi pende in mezzo alle gambe ed inizia a gonfiare, la sensazione è tutt’altro che piacevole, mi sento sfondare, trattengo a fatica i mugolii che mi uscirebbero spontanei, finalmente si ferma mi sento “piena” ma non è finita, ora accende la vibrazione e la prima sensazione è terribile. Alza la gonna ed infila il telecomando nelle mutandine bloccandolo, la pompetta invece rimane pendente in mezzo alle mie gambe.
Torna a sedersi sulla poltrona incrocia le gambe e fa suonare un campanellino. Mi precipito letteralmente ai suoi piedi. Mi indica il piede rimasto in alto, inizio a baciarglielo e a leccarglielo sia sulla poca pelle delle sue suntuose scarpe sia sulla sua pelle fasciata di un meraviglioso nylon.
Dopo una diecina di minuti alza la pianta del piede porgendomi il lungo e sottile tacco che prendo in bocca e inizio a succhiare come un piccolissimo fallo. Riesco ad intravvedere il suo sguardo e mi sembra compiaciuto.
Improvvisamente si alza ed esce dalla stanza mi alzo anch’io di scatto e rischio di cadere rovinosamente dimentica dei terribili tacchi che avevo indosso e la seguo.
Entra in bagno, a lato del lavandino una vaschetta contenente biancheria intima, una confezione di sapone delicato per lavaggio a mano ed un paio di guanti di gomma neri e lunghi. Mi indica il tutto e se ne va.
Indosso i guanti di gomma, peccato avrei voluto poter toccare quei meravigliosi capi ma era ovvio che non me lo avrebbe permesso. Mi metto a lavare con cura calze, collant, mutandine, tanga e reggiseni.
A lato del lavandino uno stenditoio è già pronto, provvedo quindi a stendere tutto con cura, mentre ora Lei è appoggiata allo stipite della porta e mi osserva, non l’avevo sentita arrivare. Ho terminato, mi sfilo i guanti in gomma, sotto avevo lasciato quelli bianchi non avendo avuto ordini diversi non sono autorizzata a modificare in alcun modo il mio abbigliamento.
Durante tutto il tempo del lavaggio mi sono eccitata pensando alla mia situazione, stimolata dal mio ospite posteriore e guardando ciò che stavo lavando, biancheria bellissima e finissima.
Va via ed io la seguo, entra in salotto e si siede comodamente su uno dei grandi divani, se la stanza in ci ero entrata al mio arrivo mi sembrava grande questa sembra una piazza d’armi.
Mi inginocchio davanti a Lei che mi allunga immediatamente un suo piede la prendo con entrambe le mani e ricomincio a baciarglielo e a leccarglielo. Prende un libro, che aveva li vicino, e si mette a leggere.
Passano parecchi minuti, più di una ventina, e cambia piede. Mi dedico quindi con altrettanta solerzia all’altro. Dopo un’altra ventina di minuti, le mie povere ginocchia mi fanno un male terribile, i piedi costretti in queste nuove scarpe cominciano a dare i primi segni di impazienza mentre il collare e il corsetto fanno purtroppo il loro maledetto dovere e mi sento, dolorante, in una scatola.
Ora mentre le bacio e lecco il piede tenendo la scarpa nelle mie mani con un piccolo scatto fa uscire il piede dalla scarpa e me lo porge, appoggio delicatamente la scarpa a terra e, prendendolo in mano, me lo faccio sprofondare in bocca succhiandolo, baciandolo e leccandolo con estrema passione, quella che, anche per una cosa così banale, la Signora Padrona si merita.
Passa ancora parecchio tempo e, liberatasi dell’altra scarpa, cambia piede.Sono eccitatissima e il dildo comincia a trasmettermi strane sensazioni.
Mi toglie anche l’altro piede dalle mani e, da un suo cenno, capisco di dovermi mettere a mo’ di sgabello a quattro zampe. Eseguo e Lei poggia i suoi piedi sulla mia schiena. Mentre mi sistemo al meglio in questa nuova posizione ad un movimento del bacino sento una strana sensazione salire dentro di me. La provoco nuovamente e, senza neanche rendermene conto, inizio a mugolare.
- Cosa succede? – Sono le prime parole che mi rivolge.
- Oooh… Sto … eia… ooooh… ooh… eiaculando ooooh… ooooohh, Signora Padrona.
- Come?
- Sto – sospiro – eiaculando, Signora Padrona.
- Hai un orgasmo?
- No – enorme sospiro – la sensazione è piacevole ma nessun orgasmo, Signora Padrona.
- Bene!
Riprende a leggere mentre io, cercando di limitare al massimo i miei mugolii, sento riempiersi l’assorbente.
Mi allontana con un piede ed io torno a mettermi in ginocchio.
Si alza, guardo fisso i Suoi meravigliosi piedi resistendo a fatica a guardarla tutta e vedo cadere la sua gonna. Ora si siede nuovamente sul divano ma questa volta sul bordo e con le gambe larghe, posso vederle il sesso, completamente depilato, spuntare dal tassello rimosso delle sue collant. Ha preso in mando il guinzaglio e mi tira in mezzo alle sue gambe, colto il messaggio mi avvicino ed inizio a servire con la bocca il suo sesso.
È evidentemente eccitata e l’orgasmo non tarda ad arrivare. Sono soddisfatta di me stessa per aver saputo dare il piacere alla Signora Padrona ed averlo fatto anche velocemente.
Si alza.
- Rimani qui, togliti il vestito!
Eseguo mentre Lei va via e torna dopo poco, in scarpe e collant e basta, con un bellissimo bavaglio in mano, il bavaglio ha un corto fallo ma di diametro piuttosto largo all’interno, ed infatti mi finisce in bocca, mentre dall’altra parte, quindi esternamente, ha invece un fallo ben più lungo ed anch’esso abbastanza largo.
- Togliti le mutandine, svelta!
Eseguo mentre mi indica il lungo tavolino basso che è davanti ai divani e capisco di dovermici sdraiare sopra. Il tempo che mi sia sistemata ed è già sopra di me che si sta impalando con questo fallo esterno rivolta con la schiena verso la mia testa mettendomi così in condizione di poter vedere il suo meraviglioso fondoschiena e, ovviamente, la sua schiena.
La posizione è, per me, scomodissima e dolorosissima, ma sopporto stoicamente per il piacere della Signora Padrona. D’altra parte è per quello, e solo per quello, che sono qua.
Si mette a giocare con la mia cintura di castità e la mia eccitazione impossibile e la frustrazione derivante sono terribili ma anche, devo ammetterlo, piacevoli.
Io cerco, nei limiti, estremamente ridotti, della mia possibilità di movimento di rendere quanto più gradevole possibile la penetrazione.
Per fortuna la Sua eccitazione è evidentemente considerevole e raggiunge velocemente l’orgasmo, per me la sensazione è al contempo bellissima, poter dare piacere alla Signora Padrona, poterle guardare il Suo fantastico fondoschiena e terribile data le costrizioni, non ultimo il mio povero sesso che sarebbe eccitato se potesse, dalla cintura di castità, dal dildo gonfio e vibrante, dal collare e dal corsetto e dalla posizione schiacciata tra Lei ed il tavolino.
Si alza e si sfila, spero in un po’ di tregua fisica, la posizione e le costrizioni mi fanno ora male, e psicologica, tutto questo mi eccita da morire e so di non potermi “sfogare” ma la speranza è presto vanificata, poiché, dopo essersi girata su se stessa si impala nuovamente questa volta rivolta verso di me, ora sono i suoi meravigliosi seni a farsi ammirare mentre ballano al ritmo dei movimenti che esegue sopra di me.
Un nuovo orgasmo la raggiunge e la fa urlare di piacere.
Si alza, va a sedersi sul divano, sembra esausta, io lo sono.
Passano lunghi minuti, resto ferma.
- Bene, sei stata brava, ora alzati, togliti il bavaglio, rivestiti e vai a preparare il pranzo. Mangerò in sala quindi prepara lì la tavola.
Eseguo mentre Lei mi guarda.
Nuovamente vestita, faccio il doveroso inchino, che fatica imparalo, soprattutto perché venisse naturale e spontaneo, ma ora sono soddisfatta di me, e vado in cucina.Poco dopo, mentre mi sono messa in pista per la preparazione del pranzo, la sento passare, sempre per via dei suoi tacchi e capisco dai successivi rumori che sta facendosi la doccia.
Io, sopra l’abito da cameriera, ho indossato un grande grembiule, bianco, onde poter cucinare tranquilla.
Suona il campanellino, corro in bagno, prendo l’accappatoio e l’aiuto ad indossarlo.
- Asciugami.
Eseguo, felice di potermi rendere utile e, anche se attraverso il pensante cotone dell’accappatoio e i fini guanti, accarezzarla, fino a quando apre l’accappatoio se lo fa scivolare dalle spalle e lo lascia cadere, è bellissima, una venere. Mi affretto a raccogliere l’accappatoio mentre Lei si allontana. Sistemato ad asciugare l’accappatoio torno alle mie faccende domestiche.
Alterno la cucina con la preparazione del tavolo in sala quanto più curata possibile.
È ormai quasi ora e si presenta, perfettamente vestita in sala proprio mentre ho terminato di sistemare.
Osserva la preparazione della tavola, e sembra soddisfatta, io sono leggermente defilata, capo chino e mani in grembo, immobile. Si siede.
- Puoi servire il pranzo.
Parto immediatamente alla volta della cucina e inizio il mio primo servizio a tavola.
Le porgo ogni portata e poi mi metto leggermente in disparte e defilata sempre a testa china e mani incrociate in grembo, mi assicuro che abbia sempre abbastanza acqua e vino nei bicchieri e, come termina un piatto, provvedo a portarlo immediatamente via e a portare subito dopo il successivo.
- Ottimo pranzo ed un buon servizio, sono soddisfatta di te.
La ringrazio con un inchino.
- Ora io vado a riposare, tu termina di sistemare la cucina, sistema il bagno in cui ho fatto la doccia e poi spolvera la libreria in salotto, se ti rimane tempo trovati qualche altro lavoro domestico da fare.
Si alza e se ne va.
Io mi metto subito in moto, e, seguendo l’ordine indicato mi dedico alle mansioni casalinghe, nel frattempo le maledette pile del vibratore si non finalmente scaricate, il fastidio è ancora elevato ma inferiore.
Sono quasi le 16 quando fa capolino in salotto dove sto terminando di spolverare, perfettamente vestita con un tailleur grigio, calze o collant grigi, camicetta bianca e scarpe nere con tacco a spillo piuttosto alto, è, al solito, stupenda e di una eleganza estrema, sobria ma finissima e che a me piace tantissimo.
- Vieni di là.
La seguo, torniamo nella camera dove mi sono preparata.
- Togliti il collare, i guanti, il vestito, le scarpe, la parrucca e i seni finti, cambia l’assorbente.
Eseguo e non capisco.
- Ora togli anche il dildo.
Sono sempre più perplessa.
Si avvicina ai miei vestiti, quelli con i quali sono arrivata, da uomo, mi passa i pantaloni, li indosso sopra a quanto rimasto, ora la maglietta, il maglione e le scarpe da ginnastica, non i calzini, sono perplessa e ora, forse capisco perché mi ha detto di usare un abbigliamento casual e ampio.
Mi guardo allo specchio, l’unica cosa che potrebbe tradire quello che ho sotto è che se si alzano il pantaloni, non indossando i calzini, si vedrebbe il nylon delle calze e delle collant, per il resto tutto rimane piuttosto “nascosto”.
- Usciamo.
Indosso il giaccone, l’aiuto ad indossare il suo soprabito e la seguo in garage.
Mi passa le chiavi della sua lussuosa auto, si avvicina alla porta posteriore, Le apro lo sportello e sale, lasciando intravvedere un bellissimo squarcio di coscia.
Ovviamente guido io e sembro proprio l’autista. Seguendo le sue indicazioni andiamo in un posteggio del centro. Arrivati scendo le apro lo sportello e nuovamente posso ammirare ancor meglio le sue stupende cosce, penso lo faccia apposta.
La seguo ed entriamo in un elegantissimo negozio di calzature dove sembra essere molto conosciuta.
Ci dirigiamo nel reparto femminile, dove una commessa gentilissima ci fa strada.
Si siede su un divanetto e mi fa cenno di sedermi accanto a Lei.
- Vorrei vedere un paio di quelle scarpe beige sportive che ci sono in vetrina in basso a destra.
Le ricordo, molto carine, stile scarpe da ginnastica, non “eccessivamente” femminili ma sicuramente neanche maschili.
- Certo Signora, il solito numero vero?
- No, il 39, grazie.
Sono terrorizzata, quello è il mio numero di scarpe.
La commessa ritorna con la scatola, la Signora Padrona, si gira verso di me sorridendo.
Sono imbarazzatissima, mi sto per provare un paio di scarpe da donna, davanti ad un’estranea e che tra l’altro vedrà che calze indosso.
Mi sfilo una scarpa mentre la commessa, proprio davanti a me, me ne porge una.
La indosso nel modo più rapido possibile.
- Vanno bene?
La commessa mi guarda con aria perplessa.
- Si, grazie.
- Sei sicura cara?
La voce della Signora Padrona è devastante, mi ha chiamato al femminile in pubblico, mi rendo conto di essere tutta rossa, l’umiliazione è tremenda e, guarda caso è salita anche l’eccitazione.
- Si, Signora P …
- Come cara?
- Si, Signora Padrona.
- Bene, allora le prendiamo, le vuoi indossare subito?
Il tono usato per “vuoi” non lascia ombra di dubbio.
- Si, Signora Padrona, grazie.
La commessa sorride ed io sono sempre più imbarazzata.Paga ed usciamo, passando davanti ad uno specchio mi accordo del rossore sulle mie guance.Non mi ero mai vergognata tanto in vita mia ma mi accorgo anche di essere terribilmente eccitata.Le scarpe che la Signora Padrona mi ha comprato sono bellissime, fonte di forte “preoccupazione”, mi sembra che tutti le guardino e considerino che sono scarpe da donna ai piedi di un “uomo”, ma sono anche felicissima.Ora è la volta di un negozio di abbigliamento da danza, sono letteralmente terrorizzata, la Signora Padrona sa perfettamente quanto ami questo particolare tipo di abbigliamento ma l’idea che possa succedere peggio di quanto è capitato nel negozio di scarpe mi sconvolge.Parla con la commessa, io un passo dietro di Lei.Chiede un paio di scarpe da danza nere, questa volta il Suo numero.
Si siede, io mi metto accanto a Lei, arriva la commessa e le porge una scarpetta per la prova, Lei non si muove, per fortuna in una frazione di secondo capisco tutto, mi precipito a prendere io in mano la scarpetta da danza, stupenda, mi chino davanti a Lei, le sfilo la scarpa corrispondente a quella che ho in mano e le faccio provare la scarpetta. Sorride, sembra soddisfatta si alza, è in difficoltà tra la scarpetta rasoterra e l’atra con il tacco alto, mi avvicino, ero rimasta china e l’aiuto a togliere anche la scarpa col tacco mentre Lei si appoggia a me. La commessa porge direttamente a me anche l’altra scarpetta e, mentre Lei si appoggia nuovamente a me, le infilo anche questa.
- Ti piacciono?
- Molto, Signor …
- Allora le prendo.
- Ne vorrei anche un paio del 39 ma rosa. – rivolta alla commessa.
Sto per svenire.
Si siede mentre la commessa si allontana e mi fa segno di rimetterle le Sue scarpe, cosa che faccio in un lampo.
La commessa torna con una nuova scatola e la faccia interrogativa.
- Voglio fare un regalo, se non andassero bene posso cambiarle?
- Certo Signora.
- Bene, ora vorrei anche vedere un body, un paio di collant da danza ed un tutù tutto in rosa, per la misura faccia conto un fisico come quello del mio amico qui, sono con i seni della terza … – poi sottovoce – veri …
Sorride, anche io.
La commessa porta tutto di varie qualità, Lei guarda con attenzione e poi sceglie, secondo me le cose più belle. Immagino cosa mi possa aspettare stasera. Per divertirsi mi appoggia addosso il body come per vedere se mi va bene, sorridendo, anche io sorrido.
Raccolgo i vari pacchetti ed usciamo.
È ora la volta di un negozio di biancheria intima, stupendo, finissimo, elegantissimo, capisco dove si fornisce abitualmente, infatti sembra di casa.
Avvicina la bocca al mio orecchio e mi sussurra di aspettarla fuori, chissà cos’ha in serbo ma per lo meno non sarò messa in mezzo. Saluto ed esco.
Esce con alcuni sacchetti che mi premuro di prendere subito e ci dirigiamo verso l’auto.
Appena in garage Le apro la portiera Lei scende, sempre esibendo le sue meravigliose cosce, ormai sono certa che lo fa apposta.
- Spogliati!
È un ordine, eseguo, per fortuna l’accesso all’appartamento è diretto.
- Lascia qui i tuoi vestiti e le scarpe nuove e andiamo in casa.
Mi spoglio, mentre Lei, leggermente defilata mi osserva e quanto ho finito e Lei si avvia, la seguo portando l’infinità di pacchetti frutto dello shopping.
Mi fa posare tutto nella solita camera, lo studio.
- È quasi ora di cena, rivestiti adeguatamente e vai a preparare, al solito cenerò in sala.
Mi rivesto esattamente come questa mattina, dildo compreso, al quale, avendole trovate sulla scrivania, ho sostituito ne batterie ormai scariche con quelle nuove. Lo gonfio, tanto quanto, mi sembra, lo avesse gonfiato Lei e riaccendo la vibrazione.
Come avevo fatto per il pranzo cerco di mangiare qualcosa, così mi aveva istruito a fare, durante la preparazione del suo pranzo o della sua cena.
Come per il pranzo cerco di curare al massimo anche la tavola della sala e, visto un bellissimo candelabro con una grande candela glielo faccio trovare sulla tavola con le luci abbassate.
La cena è pronta ed anch’io sono pronta a servirla, in piedi in sala accanto alla tavola.
Arriva, sono sicura che ha notato la candela ma non dice nulla e quindi non mi permetto di accenderla. Non dice nulla neppure delle luci soffuse e quindi le lascio così.
Le servo la cena e sembra nuovamente essere soddisfatta di me.
Quando si alza per andare in salotto, mi affretto a sparecchiare e a sistemare la cucina.
Proprio una volta terminato sento il suono del campanellino e mi precipito in salotto.
È semi sdraiata sul divano, ancora perfettamente vestita e sta leggendo il solito libro.
- Togliti il vestito e le mutandine poi girati verso il muro e chinati in avanti stringendo con le mani le caviglie e con le gambe strette.
Si allontana mentre eseguo i Suoi ordini.
La sento tornare.
- Hai avuto una bella idea con la candela ma come candelabro ne preferisco un altro.
Capisco immediatamente dopo cosa intendesse, mentre sento la candela entrarmi, neanche troppo dolcemente, nel buchino e sento accenderla.
La cera che cola, purtroppo, scendendo perpendicolarmente alla candela, si infila nel buco lasciato libero dalle collant, che quindi non mi proteggono, arrivando direttamente sulla mia pelle in una zona comunque delicata e non è per nulla piacevole, oltretutto so perfettamente di dover rimanere immobile.
Suona il suo cellulare e Lei risponde.
- Ciao, come stai.
- …
- Si, sono a casa, con una nuova schiava.
- …
- Dai non essere gelosa, sai che sei tu la mia schiava preferita.
- …
- Si è quella di cui ti ho parlato recentemente.
- …
- Certo cara, se puoi, sai che mi fa sempre piacere quando vieni.
- …
- Ok a domani allora.
Sono perplessa, sapevo, aveva avuto modo di parlarmene spesso, di questo suo rapporto con una schiava che vedeva ogni tanto, e con quale c’era, così mi aveva detto un rapporto particolare. Tante volte aveva tenuto a dirmi che lei era si bisessuale ma preferiva le persone del suo stesso sesso.
- Domani mattina viene la mia schiava, una donna vera, non come te che non sei più un uomo e non sarai mai una donna - probabilmente oggi non mi aveva umiliata abbastanza - Puoi scegliere se restare e continuare a servirmi come hai fatto oggi o se uscire e rientrare quando lei se ne sarà andata. Cosa pensi di fare?
- Resto, Signora Padrona, se pensa che possa esserLe utile.
- Va bene, resta, la tua risposta mi è piaciuta.
Riprende a leggere ed io continuo a soffrire, la candela si accorcia ed il dolore si allarga.
Passa ancora molto tempo, la candela mi sembra essere oramai alla fine, Lei si alza e se ne va.
Dopo un po’ sento un soffio spegnere la candela, non l’avevo sentita arrivare, molto probabilmente non ha più i tacchi.
- Rimani in questa posizione e conta fino a 100 poi togliti la candela, vai in bagno a pulirti, fai veloce, e vai nello studio.
Eseguo e, prima che posso sono, nello studio.
E’ seduta in poltrona, indossa un body nero aderentissimo con le maniche corte, tipo ballerina, un paio di collant neri setificati e le scarpette da ballo nere acquistate nel pomeriggio, mi indica i suoi piedi ed io mi ci butto a capofitto.
Lecco, bacio e succhio piedi e scarpette, la loro vista è per me eccitante da morire e Lei lo sa perfettamente.
Mi lascia fare, prendo in mano i suoi piedi, uno per volta e mi ci dedico più che posso, voglio farle sentire la devozione e la passione che ho per Lei. Spero di riuscirci.
- Spogliati, completamente.
Eseguo e come sono nuda mi passa un paio di collant bellissimi, mi fanno impazzire, aperti sotto il cavallo e all’altezza dei fianchi, sono rosa pallido, bellissimi, ora è il turno delle scarpette da danza acquistate nel pomeriggio.
- Ti vanno bene
- Si, Signora Padrona, grazie, sono perfette e bellissime.
- A quattro zampe, rivolta verso e lo specchio e guardati riflessa.
È in piedi dietro di me, la vedo riflessa, si sfila il body, prima le spalle poi lo fa scendere lungo le splendide gambe e rimane con i soli collant e scarpette da danza. Si avvicina alla scrivania, apre una scatola, non devo cosa ne estrae, traffica un po’ e poco dopo è nuovamente dietro di ma con in mano un considerevole fallo fino da allacciare in vita con delle cinghie ed è esattamente quello che sta facendo, sul fallo un preservativo già lubrificato.
Si inginocchia e sento la punta del fallo premere contro il mio buchino, con poca fatica, l’allenamento del grosso dildo che ho indossato oggi per ore sembra essere servito.
Mi ha preso per i fianchi e mi sta possedendo, da come si muove e da ciò che vedo nello specchio sembra piacerle. Anche a me, devo ammetterlo, piace tantissimo.
Arriva il suo primo orgasmo, riduce un pochino il ritmo, ma continua.
Passano lunghi minuti, sto nuovamente eiaculando senza orgasmo, la informo, non sembra neanche ascoltarmi, mentre il ritmo cresce nuovamente ed un nuovo orgasmo la scuote, sono distrutta ma non si ferma ancora, come prima rallenta ma continua.
Passano ancora lunghi minuti sento qualcosa di strano crescere dentro di me e, proprio mentre la Signora Padrona raggiunge il suo terzo orgasmo, vengo anche io travolta dal piacere. È il mio primo orgasmo da penetrazione senza che il mio sesso ne sia stato minimamente coinvolto o partecipe. Si sfila.
- Lecca tutta la schifezza che hai fatto cadere.
È il prodotto della mia eiaculazione precedente, eseguo, non molto felice.
Si è seduta nuovamente in poltrona, il fallo finto ancora legato in vita, le gambe leggermente divaricate e mi osserva, è stupenda.
Ho terminato, si è tolta il fallo e le collant, me li porge.
- Spogliati, vai a lavarti, velocemente e lascia questo in bagno, domattina provvederai a lavare il tutto.
Anche lei va in bagno, l’altro, probabilmente quello che usa di solito dove io non sono ancora entrata.
Al mio ritorno la trovo in collant neri e raffinatissima camicia da notte nera, è proprio stupenda qualunque cosa indossi.
Mi inginocchio davanti a Lei, mi passa una confezione, nuova, di collant, la apro, mi da sempre una sensazione bellissima aprire ed indossare per la prima volta un paio di collant, non so perché. Anche questi no del tipo “tutto nudo”, piuttosto stretti anche se della mia misura, color carne, lucidi, insomma bellissimi. Il tassello in cotone è al suo posto e preme contro la mia cintura di castità. Poi un corsetto rosa relativamente basso che si chiude con i ganci e che è proprio preciso per il giro vita. È ora la volta di una bellissima camicia da notte, rosa, corta, morbidissima e anch’essa lucida e per finire un paio di ciabattine con il “solito” tacco a spillo altissimo una strisciolina sottile di pelle proprio le dita anche queste rosa. L’ultimo pezzo è una vestaglia, rosa, lunga, ampia, lucida anch’essa, stupenda.
- Apri quel mobile.
Un mobile relativamente basso addossato alla parete, lo apro ne esce fuori quello che potrebbe essere un normale letto singolo se non fosse che in fondo non ha una rete ma un tavolaccio e sopra non ha un materasso ma un materassino basso e duro. L’aspetto non è quello di un letto ma al massimo di un giaciglio, mi accontento. Dalla cassapanca lì vicino, che mi è stata indicata, prendo un piumino.
- Domattina sveglia alle 6 per te. Fino alle 7 hai tempo per te, lavarti, andare in bagno, fare colazione, truccarti, sistemarti, vestirti, esattamente come stamattina. Dalle 7 alle 8, dopo aver rifatto il tuo letto, ti dedicherai a fare il bucato, c’è la biancheria sporca di ieri e a pulire bene entrambi i bagni. Alle 8,30 dopo avermi preparato la colazione mi verrai a svegliare. Sai come devi fare. Alle 9 dovrà essere pronta l’acqua per il mio bagno al quale avrai l’onore di assistere. È tutto chiaro?
- Si Signora Padrona, chiarissimo.
- La mia schiava sarà qui per le 10, ora vai a dormire.
Se ne va ed io mi sdraio e spengo la luce. Sto pensando a tutte le emozioni provate oggi fino al mio primo orgasmo da penetrazione mentre sfrego tra loro le gambe per sentire il nylon, il suo rumore, la sua consistenza anche accarezzandomi una coscia.
Mentre aspetto il sonno, sono stravolta, ripenso a quanto, la Signora Padrona, mi ha raccontato a proposito della Sua schiava. È single adesso dopo un matrimonio sfortunato, ed ha due figli, è comunque piuttosto giovane. Abita in un’altra città e questo fatto, unito alla presenza dei figli, non consente loro di frequentarsi abitualmente ne, in questo momento, di convivere. Si sono conosciute poco più di un anno fa, il suo matrimonio era finito da poco e ne portava ancora i segni, era triste e sola. In breve si erano trovate molto bene e la loro era una bellissima amicizia, poi la Signora Padrona aveva approfittato, forse, di un suo momento di debolezza, per “circuirla”, erano finite a letto insieme, per lei in maniera assolutamente inaspettata. Però la reazione di Sara, ora ricordo come si chiama la Sua schiava, era stata altrettanto inaspettata e aveva cominciato a fare possibile ed impossibile per stare con la Signora Padrona, che in questo rapporto stava piuttosto sulle sue, fino ad arrivare a dichiarare apertamente che avrebbe accettato e fatto qualunque cosa per Lei, esattamente ciò che la Signora Padrona aspettava, era così cominciata l’educazione a schiava di Sara, che si era fin da subito rivelata molto portata per questo ruolo regalando alla Signora Padrona grandi soddisfazioni.

Ennessima umiliazione


E' vestito da cameriera e ha sfaccendato e pulito tutto il giorno. Aspetta Lei, sua Signora e Padrona, con tanta voglia di servirLa e adorarLa. L'aspetta per la cena, per servirLa a tavola come un'umile domestica, ma arriva in anticipo. Già a metà pomeriggio sente la chiave girare nella serratura della porta del Suo appartamento. Non è questa, però, l'unica sorpresa. La sua Padrona non è sola, ma è con due uomini. Lo choc è grande, deve superare l'imbarazzo e si prostra ai Suoi Piedi per baciarli, poi Le tolglie il cappotto. Non c'è bisogno che dica nulla, ha capito che deve toglierlo anche ai Suoi ospiti e così fa, riponendoli nell'armadio. Appena torna in salotto vedo che Lei ha fatto spogliare i due uomini, capisce che anche loro sono due schiavi. Strisciano a leccarLe uno stivale per uno, poi li tolgono e venerano un piede a testa. Lei è comodamente seduta sul divano e lui è in piedi, distante, a testa bassa e in attesa di ordini.

La leccata di piedi va avanti per mezz'ora, poi Lei vuole un massaggio. Batte le mani e gli dice: "Serva, vai a prendere oli e creme, voglio un massaggio da questi schiavi". Risponde col cuore in gola: "Sì Signora Padrona", li va a prendere, sono quelli che ha comprato alla sua Padrona per massaggiarLa e donarLe benessere, e li porge su un vassoio ai due schiavi che lo ignorano. Loro cominciano a massaggiarLe i piedi, lui resta in piedi con il vassoio in mano e ogni volta che hanno bisogno di crema o di olio si abbassa a porgere loro ciò di cui necessitano. Loro massaggiano bene, Lei si rilassa e mugola di eccitazione dicendo: uhm...finalmente un massaggio come si deve...". Lui resta in piedi in silenzio, il volto si fa rosso per gelosia, imbarazzo, eccitazione. E' stanco (anzi, essendo nel suo ruolo di serva, è "stanca"), tutto il giorno in piedi a sfaccendare, ma deve stare in piedi e il massaggio dura tantissimo. Una volta che i due hanno finito, Lei vuole giocare un po'. Deve portare via olio e creme e prendere il frustino, il gatto a nove code, le mollette e attrezzature varie. Le porge a Lei su un vassoio. Gli schiavi, intanto, continuano ad adorarLa, leccano i piedi, le gambe. Lei gli dice: "Serva, prendi quei vestiti, piegali e mettili di là". Risponde umiliata e devota: "Sì Signora Padrona" e così deve prendere i vestiti che i due schiavi hanno messo un po' alla rinfusa sulle sedie e le loro scarpe e sistemare tutto in ordine in camera. Lei comincia a giocare, si diverte a frustare i due schiavi, a farli gemere di dolore. Loro sembrano resistere bene. "Finalmente due schiavi che non sono femminucce..."dice la Padrona e lui arrossisce, freme di vergogna e imbarazzo, in piedi con il vassoio in mano, porgendole una volta la frusta, l'altra le mollette... Gli schiavi gemono, ma sono eccitati, Lei è eccitata e divertita. lui non esiste...

Il gioco dura un paio d'ore, lunghissime, sempre in piedi per lui e dal gioco si passa oltre. Lei gli fa portare via fruste e oggetti vari e quando torna vede che uno schiavo le sta leccando il sesso, mentre la Padrona sta masturbando l'altro schiavo, senza farlo mai venire e sputandogli in faccia. Lui resta in piedi, a testa bassa, aspettando ordini, ormai sono passate 5 ore. Lei gode, è contenta dei due schiavi. Loro sono segnati, ma entusiasti e instancabili.

"Bene schiavi, dobbiamo uscire no?" dice la Padrona dopo aver goduto più volte sotto gli abili colpi della lingua di uno dei due schiavi e dopo aver portato più volte sul limite l'altro schiavo. "Sì Signora", rispondono i due, leccandoLe i piedi. Lei dice: "Prima lavatemi i piedi" e, rivolgendosi a lui, gli ordina: "Serva, vai a prendere la bacinella e riempila d'acqua". Ancora un umile "sì Signora Padrona", poi va in bagno, umiliatissima, e porge la bacinella ai Suoi Piedi. Ognuno di loro lava con delicatezza e adorazione un piede. Poi Lei ordina di bere e loro, come cani a quattro zampe, bevono dalla bacinella. "Serva hai pulito il bagno?" gli chiede la Padrona. "Sì Signora Padrona", risponde. Allora Lei si rivolge ai due uomini ancora nudi: "Schiavi, accompagnatemi in bagno". La Padrona va in bagno, loro seguono a quattro zampe, la porta si chiude. Dolorosamente immagina cosa accade, Lei che fa pipì, loro che La puliscono. Lui resta in piedi, distante dalla porta. Poi escono dal bagno e la Padrona ordina un succo di frutta da bere. "Chiedi anche a loro se vogliono da bere", aggiunge. I due schiavi sono seduti al tavolo con Lei, ma sempre nudi. Deve chiedere se vogliono bere... loro sono nudi, sono schiavi che si sono umiliati per Lei e davanti a Lei, ma lui è inferiore anche a loro. "I Signori desiderano da bere?" chiede umilmente. Loro stanno baciandoLe le mani e rispondono distrattamente con un "sì, va bene il succo di frutta", "anche per me...". Serve prima la Padrona e poi i due schiavi. Quindi si mette in piedi dietro al tavolo, mentre loro conversano e ridono. Dai loro discorsi capisce che devono uscire per cena e che l'appuntamento è fissato per le 10.

"Siete stati proprio bravi _ dice la Padrona, porgendo loro le Sue mani da baciare _ da tempo non giocavo così, mi avete compiaciuto e adorato come si deve". Loro ringraziano e continuano a venerarLa e sono eccitatissimi. Lei vuole premiarli: "Meritate una ricompensa, vorreste venire prima di andare a cena?". Loro sono entusiasti e adoranti: "Oh, sì Signora, La prego, grazie, sì...". Lei sorride: "Be', che problema c'è? Abbiamo una troia qui, no?". La Padrona si siede sul divano e ordina a uno dei due schiavi di inginocchiarsi e leccarLe i piedi. "Tu alzati e resta in piedi" dice all'altro. Poi si rivolge a lui: E tu troia, inginocchiati e fagli un pompino". E' stravolta, ha il viso in fiamme, ha sempre saputo che prima o poi sarebbe arrivato questo momento, che la sua Padrona gli avrebbe chiesto questo, ma certo ora è colta di sorpresa. "Sì Signora Padrona", risponde un po' meccanicamente con lo sguardo sempre basso, ma perso nel vuoto dallo stordimento. Si inginocchia, comincia a leccare il sesso di uno dei due schiavi, ma lui non è molto eccitato dalla cosa. La Padrona se ne accorge: "Vedi, troia... non sai nemmeno eccitare un uomo con la bocca...". Allora fa sedere lo schiavo sul divano e gli porge un piede da leccare. Subito sente il suo pene gonfiarsi in bocca, leccarLe il piede lo eccita, certo più della sua bocca. Lo spompina fino all'orgasmo e lui, su ordine della Padrona, gli viene in faccia e poi si prostra a ringraziarLa. "Avanti un altro", dice la Padrona ridendo e la scena si ripete anche con l'altro. Quando anche lui gli viene in faccia e si prostra a ringraziarLa, la Padrona si rivolge a lui: "E tu? Non ringrazi?". Subito si prostra per baciarLe i piedi, ma Lei lo blocca: "No, no che fai? sei tutta piena di sperma in faccia, mica vorrai sporcarmi i piedi?". Allora si prostra faccia a terra: "No Signora Padrona, mi scusi. Grazie Padrona". Lei gli ordina di ringraziare anche loro: "Grazie Signori", dice rossa di vergogna, ma la Padrona lo riprende."No, ringrazia per bene. Non avevi tanta voglia di cazzo? Tu hai sempre tanta voglia di cazzo, no?". L'umiliazione è fortissima, è sconvolta... "Sì Signora _ risponde con un filo di voce _ ho sempre tanta voglia di cazzo". "E allora _ gli dice La Padrona _ringraziali per bene, che ti sono venuti in faccia". Lo fa a sguardo bassissimo: "Grazie Signori di essermi venuti in faccia". Loro non rispondono nemmeno, sono occupati a leccarLe i piedi. La Padrona gli ordina di cambiarsi e ripulirsi, poi deve aiutare i due schiavi a vestirsi. Quando sono sulla porta e lui aspetta in ginocchio di poter baciare i Piedi della Padrona ecco il Suo ordine, secco: "Troia, io esco, quando torno voglio trovare tutto pulito. Pulisci e aspettami alzata". Si prostra a baciarLe i piedi: "Sì Signora Padrona, buona serata". Saluta anche loro: "Buona serata Signori", ma non gli rispondono. La loro indifferenza è l'ennesima umiliazione...

Cuckold


Quel pomeriggio incontrare Marco in città fu per Anna e Luca una vera sorpresa. Sapevano che l'amico si era trasferito in un paese vicino da più di un anno, praticamente subito dopo la fine del suo matrimonio.
Anna lo invitò la sera stessa a cena a casa loro e Marco accettò, con entusiasmo.
La serata fu tranquilla e allegra. Tante parole, Marco e Anna ricordarono i tempi in cui lavoravano insieme, ridendo di vecchie gag fatte da clienti ed ex colleghi di lavoro.
In mezzo a tanto divertimento, Luca cominciò a farsi domande, chiedendosi cosa stesse passando per la testa di Marco. Sapeva che da sempre era attratto da sua moglie, in ufficio aveva anche osato un velato corteggiamento, alimentando l'ilarità di molti colleghi di lavoro. E sapeva che sua moglie adorava essere al centro delle attenzioni degli uomini. Si compiaceva degli sguardi e delle parole di apprezzamento che spesso riceveva e quando si accorse della sbandata che Marco si era preso per lei, pur non alimentando mai le sue speranze, non mancò di giocare con lui in modo malizioso.
E anche questa sera a casa loro, di fronte a suo marito, Anna non stava assolutamente frenando la sua civetteria.
"Gradisci ancora del vino Marco?", chiese Anna al suo ospite lasciando il suo posto a tavola, per tornare poco dopo con una bottiglia di Chianti. Ne bevvero, forse troppo, e dopo un'ora erano tutti e tre un po' sbronzi, soprattutto Anna.
Luca si alzò per andare a prendere un po' di aria fresca alla finestra e osservandoli seduti sul divano, notò che Marco si era avvicinato a lei e parlando le aveva appoggiato una mano sulla coscia.
Si eccitò di colpo! Andò a mettere un cd e, tornando al divano, invitò Marco a far ballare Anna, che felice accetto di buon grado.
Un ballo lento si balla abbracciati e Marco non perse tempo a stringere Anna tra le sue braccia. Più guardava il loro abbraccio, più Luca si sentiva bene.
Le mani di Marco lentamente si spostarono sulle natiche di lei, muovendosi in un lento moto circolare.
Anna lo guardò con un sorriso allegro e Luca capì che sua moglie stava godendo di quella situazione, tra le braccia di Marco in sua presenza.
Luca aveva fantasticato tante volte di lei tra le braccia di un altro uomo, ma mai avrebbe pensato che la cosa potesse veramente accadere e con tanta naturalezza. Nelle sue fantasie era sempre lui a dover convincere sua moglie a lasciarsi andare alle attenzioni di un altro uomo, invece stasera era messo da parte, mentre a dirigere i giochi era lei, soltanto lei.
Si sentiva umiliato, ma proprio per questo ancora più eccitato.
Vedeva le mani di Marco che continuavano ad accarezzarla, osando sempre di più fino ad alzarle il vestito, lasciando scoperto il suo bellisimo sedere. Vedeva le dita di Marco toccarle la parte inferiore delle natiche strofinando la pelle nuda.
Aveva il cazzo tanto duro che se si fosse toccato sarebbe venuto all'istante.
Anna e Marco continuarono il loro ballo appassionato per qualche decina di minuti, fino a quando lei, abbandonando l'abbraccio di Marco andò vicina a suo marito. Parlandogli in un orecchio gli disse: "Adesso io mi rilasso un po' con lui, tu mettiti vicino a noi, ma stai zitto e buono, capito?". Luca riuscì a dirle si con la testa, senza aggiungere altro.
Con un cenno della mano Anna chiamò Marco e con lui andò al divano. Si sdraiò pancia sotto, mentre Marco, inginocchiato a terra aveva cominciato a massaggiarle i piedi.
Con la gonna alzata fino alla vita Anna stava mostrando a Marco il suo bel sedere, mentre il ragazzo si stava spogliando completamente.
Era eccitatissimo, non resisteva più e Anna lo sapeva. Gli disse di mettersi in piedi davanti a lei e quando Marco le fu davanti si mise a quattro zampe e cominciò a masturbarlo con la sua bocca.
La bocca di Anna sembrava farlo impazzire. Marco non riusciva a trattenere gemiti e sospiri di piacere.
Ad un certo punto, Anna si voltò verso suo marito, che ancora era nel suo angolo tutto eccitato, ordinandogli, con voce perentoria, di andarle alle spalle e di leccarle il culo.
Luca Obbedì! Con la lingua nel buco del culo di sua moglie, che stava intanto dando piacere ad un altro uomo, si sentiva impazzire di desiderio. Mai prima d'ora una situazione di sesso lo aveva tanto eccitato.
Dopo alcuni minuti Anna lo fece smettere di leccarle il culo e cambiando posizione, mettendosi sdraiata sulla schiena, chiamò Marco sopra di sè e lui, delicatamente la penetrò. Quasi con timore, con reverenza.
Mentre si faceva scopare da Marco, Anna guardava Luca. Sorridendogli e tirandogli baci, sembrava divertirsi a umiliarlo, a prenderlo in giro. Ad un certo punto gli ordinò di inginocchiarsi in fondo al divano, ai suoi piedi e di iniziare a leccarglieli. E così mentre Marco stava scopando sua moglie lui era passato al servizio di leccapiedi.
Da quella posizione vedeva il cazzo di Marco andare su e giù dentro la figa di sua moglie. Vedeva il culo e le cosce di sua moglie attutire le spinte che Marco le dava.
Per la prima volta vedeva sua moglie abbracciata appassionatamente ad un altro uomo ed era eccitatissimo. Il suo cazzo era così duro che cominciava a fargli male.
Anna ansimava, e nell'amplesso amoroso offendeva Luca, dicendo che finalmente era un uomo vero a scoparla e non un impotente come lui, buono solo come leccapiedi, mentre Luca, eccitato come non mai confermava con ripetuti "sì signora", le parole di sua moglie.
Dopo alcuni minuti Marco le venne dentro. Rimasero abbracciati come due innamorati per un po', poi quando lui baciandole la bocca si staccò dal suo abbraccio, lei ordinò al marito di smettere di leccarle i piedi e di andare con la lingua sulla sua figa.
Rapidamente Luca infilò la testa tra le gambe di sua moglie e cominciò a leccarle la figa, inghiottendo lo sperma colante di Marco.
Adesso la situazione si era ribaltata. Era Marco ad osservarli, in piedi di fronte a loro, ma la sua posizione era sempre di superiorità rispetto a Luca. Aveva scopato sua moglie, aveva goduto con lei in sua presenza e adesso assisteva mentre lui la ripuliva del suo sperma.
Quando, a fine serata lasciò la loro casa, con un sorriso beffardo Marco ringraziò Luca per l'ospitalità, promettendo che sarebbe tornato presto a trovarli.
Tornato da Anna, Luca la prese tra le sue braccia e la portò nella loro camera da letto.
"La prossima volta con Marco lo voglio fare qui, nel nostro letto."
Luca annui alle parole di sua moglie. La baciò appassionatamente sulle labbra e si addormentò abbracciato a lei..